Karate alle Olimpiadi: regole e tutto ciò che c’è da sapere

karate

Grazie al successo e alle due medaglie conquistate in uno sport che ha fatto il suo debutto alle Olimpiadi di Tokyo 2020, il karate ha ottenuto una grande attenzione internazionale, anche e soprattutto da parte di tutte quelle persone che potevano, forse troppo superficialmente, bollarlo come sport noioso o di nicchia. In realtà, il karate risulta essere uno sport molto affascinante, oltre che in grado di regalare grandi emozioni. Inoltre, non tutti potevano aspettarsi un grandissimo successo per l’Italia che, però, in realtà da sempre primeggia all’interno di una disciplina di arti marziali che vede diverse nazioni tra le sue protagoniste, tra cui quella della nostra penisola. Per riuscire a comprendere meglio quale sia stato il valore delle vittorie italiane nel contesto delle Olimpiadi, vale la pena considerare quali siano le regole della competizione e dello sport in generale, al fine di riuscire a immedesimarsi meglio in tutte le dinamiche dello sport.

 

Regole del karate

Nel parlare di karate alle Olimpiadi bisogna fare, Innanzitutto, una differenza tra due tipologie di competizione: il kumite, ovvero il combattimento tra due atleti, e il kata, ovvero una esecuzione figurata o a vuoto di movimenti codificati dalle tecniche a solo. Per questo motivo, le regole sono differenti e prevedono una tipologia di competizione naturalmente diversa. Per quel che concerne il combattimento, lo stesso si basa sulla maggior parte delle regole e delle assegnazioni dei punti che sussistono in qualsiasi altro tipo di gara basata su categorie di peso; per questo motivo, ci si ritrova di fronte a punteggi e nomi che ricordano molto quelli del judo, come ippon che assegna 3 punti, waza-hari che permette di ottenere due punti e, infine, yuko, che permette all’atleta di ottenere un punto. 

 

L’ippon è determinato dall’esecuzione di una tecnica di proiezione che permette all’avversario di cadere sulla schiena, oppure dalla realizzazione di calci jodan eseguiti alla perfezione e mirati al capo. Il punto yuko si ottiene, invece, sulla base di alcuni colpi che sono destinati a testa, torace e addome, ma non sono stilisticamente e tecnicamente perfetti. Nel caso di queste gare, i match hanno una durata di 3 minuti, e sono diretti da un arbitro presente sul tatami, in grado di intervenire in caso di situazioni di difficoltà o contatto tra gli atleti, e quattro giudici al presenti a bordo del tatami, che, in collaborazione con un match supervisor, permettono di rivedere azioni, colpi e contatti, determinando assegnazione di punti o sanzioni. 

 

Per quel che concerne le gare di kata, ovvero le esibizioni figurate da parte degli atleti, le regole sono naturalmente differenti. I punteggi vengono assegnati sulla base di una performance tecnica e una performance atletica, valutando sia le tecniche utilizzate, sia la transizione e il timing che vengono considerati per la realizzazione delle tecniche scelte da una lista di performance possibili. Inoltre, è giudicata anche la concatenazione delle tecniche, l’aderenza alla forma, lo stile del karate e il tipo di respiro utilizzato da parte degli atleti; mentre, per quel che concerne la prova atletica, vengono valutati criteri di forza, velocità ed equilibrio. Per questo motivo, se nel caso di gare da combattimento può essere più semplice riuscire a comprendere quale sia l’esito, nel caso delle gare di kata bisogna attendere il verdetto dei giudici, riuscendo a comprendere fino a un certo punto quale sia stato il risultato e la prestazione da parte di un atleta. 

 

Ovviamente, tutte le regole e tutti i regolamenti interni di cui ci si serve sono basati sul modello della World Karate Federation, unica organizzazione di karate al mondo riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale. In generale, lo sport è stato ammesso alle Olimpiadi con deroga a sport di prova, che nell’Olimpiade giapponese ha permesso ad altre competizioni, come arrampicata, surf e skateboard, di essere ammesse a seguito di un lungo digiuno olimpico.