Arriva l’inverno e per i bambini inizia quella stagione in cui aumenta il tempo passato a casa.
Le giornate che si accorciano e il freddo che avanza si possono combattere con tanti giochi e attività da fare, tra le nostra quattro mura, insieme ai nostri bambini qualunque sia la loro età.
Una delle attività che si può fare è quella di leggere loro filastrocche e poesie che molti poeti hanno, da sempre, dedicato alla stagione invernale.
Ecco quindi una carrellata di quelle che sono tra le più belle poesie sull’inverno da raccontare ai bambini.
Il gatto inverno (G.Rodari)
Ai vetri della scuola, stamattina,
l’inverno strofina
la sua schiena nuvolosa
come un vecchio gatto grigio:
con la nebbia fa i giochi di prestigio,
le case fa sparire
e ricomparire;
con le zampe di neve, imbianca il suolo
e per la coda ha un ghiacciolo…
Sì, signora maestra,
mi sono un po’ distratto:
ma per forza, con quel gatto,
con l’inverno alla finestra
che mi ruba i pensieri
e se li porta in slitta
per allegri sentieri.
Invano io li richiamo:
si saranno impigliati in qualche ramo spoglio;
o per dolce imbroglio, chiotti, chiotti,
fingono d’esser merli e passerotti.
Inverno (D. Vignali)
Avanza, il vecchio inverno,
con passo lento e stanco,
coperto fino ai piedi
da un manto tutto bianco.
E porta freddo e gelo,
un cielo bianco e greve,
per l’aria fa danzare
la fredda e bianca neve.
Ghiaccioli di cristallo
ci dona a profusione
fa i passeri volare
sull’aia e sul verone.
Fa stare la nonnetta
accanto al caminetto
e, mentre lei sferruzza,
le fusa fa il micetto.
E i bimbi birichini?
Sul ghiaccio lieti vanno,
oppure con la neve
fantocci o palle fanno.
Inverno (G.G.Moroni)
Silenzioso vieni e silenzioso vai,
o mesto inverno, che nessuno invoca.
Quando già freddo il vento della corsa
trova ancora una voce tra le piante,
e piangono lacere le foglie,
ancora non ci sei
se pur t’appressi.
E quando il primo sole un bel mattino
rischiara il cielo,
e svaniscono i cristalli della brina,
più non ci sei
se pur da poco andato.
Vieni e vai nessuno ti saluta.
Addio, autunno! Ben torni, primavera!
Sono le voci che odi al tuo passare.
Inverno lungo (A. Pozzi)
Per un raggio di sole non è
lo sgelo.
Ancora l’intrico pallido
delle ombre
è l’unico ornamento della terra
sotto gli alberi nudi.
In Norvegia, ora, sul ghiaccio
danzano i bimbi, vestiti
di panno rosso;
con le lame dei pattini disegnano
fiori d’argento
su quella che fu
acqua oscura.
Così viene l’inverno (F. Penna)
Il cielo è grigio e freddo,
il passerotto pigola sul tetto.
Dalle sue piume scuote un che di lieve,
un batuffolo bianco, presagio della neve.
Oltre i vetri su cui si appanna il fiato,
il giardino si è tutto addormentato.
I rami sono spogli, nude sono le aiuole,
cui più non giunge il caldo raggio del sole.
Così viene l’inverno silenzioso
come un lupo che scende giù dai monti.
Ulula, a notte, ed empie gli orizzonti
(mentre la terra dorme muta e stanca)
d’un grigio sfarfallio che tutto imbianca.
Sole d’inverno (A. Novi)
Che dolce tepore! Che lieve carezza!
Lo sento che un poco di questa dolcezza
mi scende nell’animo, tutto m’invade.
E vedo nel sole un bel sogno di strade
aperte sui campi già verdi, già nuovi,
un cheto occhieggiare di gemme tra i rovi…
E il cuor si rallegra. Fra poco il susino,
il pesco, il ciliegio, fra poco, al turchino
del cielo alzeranno le rame odorose?
Io credo che presto verranno le rose
di macchia e le primule, e tutte le aiuole
saranno fiorite. Che gioia di sole!
Ma presto, freddissimo, un brivido passa
nel cielo già spento, e una nuvola bassa
nasconde l’azzurro, già tetra, già greve…
Ed ecco, nell’aria, è un presagio di neve.