Leggere un libro ha un significato molto piu profondo di quello che si possa immaginare. Eppure, nonostante le persone sappiano come pulire gli occhiali da vista durante il relax, non li utilizzano mai per dedicarsi alla lettura.
In Italia purtroppo si legge poco, sempre meno, e questo sia tra vecchie che nuove generazioni. Basti pensare che i numerosi eventi che spesso si susseguono in molte città non fanno mai riferimento a temi culturali. Perché una simile situazione allo stato attuale? E quali sono le prospettive future per i lettori italiani?
IL peggioramento dei dati ISTAT
Esiste un vero e proprio peggioramento progressivo, considerato che in un rapporto ISTAT è emerso un calo drastico della popolazione volta alla lettura tra il 2015 e il 2016. Stiamo parlando di oltre 23 milioni di persone, che dichiarano di aver letto in un anno un libro non per motivi professionali o scolastici. Di converso, sono trenta milioni le persone che nell’arco di dodici mesi non leggono nemmeno un libro.
Sempre secondo i dati ISTAT, leggono di più le donne rispetto agli uomini. Il 47,1% di lettori abituali è di sesso femminile, mentre il 33,5% di sesso opposto. In piu pare che i lettori siano più al nord che al sud. Quasi il 50% settentrionali contro appena il 27,5% dei meridionali. In totale, nell’arco di sei anni, oltre tre milioni e mezzo di lettori hanno perso la loro passione per i libri.
Perché questo crollo?
Secondo questa statistica, il crollo improvviso del numero di persone amanti di libri, come mettono in evidenza gli editori, dipende dal fatto che in Italia il livello culturale della popolazione è troppo bassa. Non solo manca la propensione a certe cose, ma c’è anche la mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura (37,7 per cento).
Quello che però preoccupa per la maggiore, è che gli anti lettura sono per lo piu adolescenti. Se nel 20q5 leggevano i quindicenni per un percentuale del 53,9 l’anno seguente è calato del 6%. In pratica, meno della metà degli studenti italiani acquisisce l’abitudine a leggere libri
Bisogna educare e formare
Come ovviare alla cosa? Ci vuole una maggiore propensione alla lettura, e la si può portare solo attraverso un percorso educativo e formativo che sia innanzitutto coinvolgente. Potrebbero e dovrebbero essere esperti dei bonus, e non meri e plastici come il bonus di 500 euro elargiti a docenti e diciottenni, spesi però mai per l’editoria.
Basti pensare che, a titolo esemplificativo, gli insegnanti per l’anno 2016/2017 hanno speso circa 200 milioni di euro in hardware e software nuovo, ma solo 38 milioni di euro in libri. Dare soldi senza vincolati all’acquisto di determinate cose, non aiuta certo a spenderli per quello che davvero conta. Elargire queste somme non significa fare educazione alla lettura, né in generale formazione culturale.
Il confronto con altri paesi
Una prospettiva del genere diventa ancor più allarmante se si considerano gli approcci ai libri e alle letture che si fanno in Europa. E infatti, dando uno sguardo d’insieme, si nota “come a livello europeo si ponga sempre maggiore attenzione ai programmi che intendono sviluppare la reading literacy”. Con quest’ultimo termine si vuole indicare la necessità di utilizzo, comprensione e riflessione di testi scritti. Il tutto allo scopo di perseguire i propri obiettivi. In questi modo infatti è possibile sviluppare tutte le abilità e le potenzialità necessarie per svolgere un ruolo attivo nella società. Durante i convegni pare sia stata stabilita questa differenza fra educazione alla literacy e acquisto di libri, ma poi nelle iniziative del ministero della cultura, ci si dimentica di tutto e non si dà realmente importanza alle cose che contano. Ovvero la lettura.